Nasce nella casa retrobottega del caffè di suo padre, un caffè “nott’e giorno”, aperto agli avventori anche nelle lunghe ore notturne.
Vito Maurogiovanni è stato sindacalista, direttore dei telefoni, giornalista, sceneggiatore radiofonico, scrittore e commediografo, bibliotecario in un istituto privato. Ha scritto una trentina di libri, trentadue commedie, e un centinaio di radio-drammi, e nei suoi lavori si avverte sempre la ricerca di quella grande comunicazione che era nel caffè paterno.
Fra i suoi libri, “Eravamo tutti Balilla” (Bari, 1970) un viaggio con gli occhi di ragazzo nel ventennio fascista tra stendardi di cartone, preti, fascisti, e drammatici bombardamenti alleati.
“Nel tempo del silenzio e dei camini” (Bari, 1983) appunti ed impressioni sulle vecchie masserie pugliesi, è un testo in cui lo scrittore, come scrive Rita D’Amelio, docente dell’Università degli Studi di Bari “è un compagno di viaggio che comunica senza insegnare, e trasmette la realtà della vita”.
La tensione a comunicare e a scoprire mondi vecchi e nuovi è ancora nei tre libri di Selezione dal Reader’s Digest “Lo splendore della natura in Italia” (Milano, 1976), “Le splendide città italiane” (Milano, 1979), “Cento itinerari italiani” (Milano,1980) e nei volumi “Tournée in Puglia”(Bari, 1993), “Tournée in Europa”(Bari, 1996), “Lezioni di telefono”(Fasano, 1996), “Lungo viaggio nella Basilicata del ’50” (official web site, 2000).
Notevole la presenza di Maurogiovanni nel teatro, per il quale si serve del linguaggio dialettale, per essere più vicino ai problemi della gente umile. Ecco così “Chidde dì…” (1975), nel quale lo spettacolo di una nave dalla porte d’oro e di argento, e soprattutto dai piatti d’oro e d’argento, aiuta a vincere la miseria antica.
In “Aminueamare” (“Mandorle amare”) (1976) appare all’improvviso – a poveracci che non hanno conosciuto mai immagini spettacolari – il teatro Petruzzelli, nei giorni del massimo splendore, ormai spariti per sempre.
Da 25 anni, inoltre, è continuamente messa in scena un’altra pièce del 1974, “Jarche vasce” (“Arco basso”), che ha conseguito successi anche in occasione di una sua rappresentazione a New York. Gli altri scritti teatrali sono indicati nella sezione del sito “opere”.
Vito Maurogiovanni ha anche al suo attivo due libri di poesia “Composizione 34” (Bari, 1977) e “I santi di casa mia” (Bari, 1984).
Tommaso Fiore, il meridionalista scrittore caro a Piero Gobetti scrisse su queste composizioni e sul loro autore[senza fonte]: «… sono versi nati dalla sua vita, un prodotto naturale di tutto il suo essere poetico, del suo modo di guardare gli altri e sempre a cose sue, a pensieri suoi, al suo modo amaro di concepire la vita con la sua faccia liscia bianchissima con qualcosa di singolarmente puro, da francescano…».
Dal 2002 al 2009 lo scrittore ha gestito un blog in cui pubblicava, articoli sulle attività culturali della città di Bari.